AL
PREMIO LETTERARIO CHIANTI VINCE L’ORIGINALITA’ DI UNA STORIA AVVINCENTE
Con
“Al mio giudice”, lo scrittore torinese Alessandro Perissinotto, si è aggiudicato il
prestigioso riconoscimento, giunto alla sua diciannovesima edizione.
Lo scrittore Alessandro Perissinotto
ha vinto la diciannovesima edizione del prestigioso premio letterario Chianti. A lui e
alla sua opera “Al mio giudice” è andata la maggioranza dei voti della giuria composta
da 200 lettori chiantigiani, che per oltre due mesi hanno letto i libri e incontrato
gli scrittori.
Così ha commentato Perissinotto il suo “alloro”, al termine della manifestazione nella
serata al Castello di Verrazzano: “E' sicuramente un'esperienza unica, essere premiati
non soltanto per quanto si è scritto, ma anche per quello che si è grazie agli
incontri con le persone. A chi scrive, contrariamente a quanto accade per il teatro,
non capita spesso di avere un riscontro diretto con i propri lettori”.
Alessandro Perissinotto è nato a Torino nel 1964. È docente all'Università del
capoluogo piemontese. Tra i suoi saggi troviamo “Il testo multimediale”
(Utet-Libreria) e, con G.P. Caprettini, il “Dizionario della fiaba” (Meltemi, Premio
C. Nigra per il folclore).
Alla narrativa approda nel ‘97 col romanzo poliziesco “L’anno che uccisero Rosetta”
(Sellerio), storia di un’indagine condotta negli anni ’60 in un remoto paese delle
alpi piemontesi, al quale fa seguito, nel 2000, “La canzone di Colombano” (Sellerio),
un "noir" ambientato tra Val di Susa e Delfinato all’inizio del Cinquecento. Il suo
ultimo romanzo, “Treno 8017” (Sellerio 2003), è ancora una storia con delitto che
prende le mosse da un fatto vero, la morte di oltre cinquecento persone in un
incidente ferroviario del 1944, un incidente poco noto e mai chiarito.
Collabora inoltre col quotidiano La Stampa, per il quale scrive articoli e racconti
che appaiono sul supplemento TorinoSette. Infine è terzino destro (“non sempre
titolare”, scherza lui) nell'Osvaldo Soriano Football Club, la nazionale di calcio
degli scrittori italiani.
Il libro, “Al mio giudice”. L’impulso incontrollabile della vendetta, un omicidio che
costringe alla fuga notturna, oltre confine. Un crimine non premeditato che trasforma
un brillante esperto di sicurezza informatica in un assassino. Comincia così la
confessione di Luca Barberis, nella prima di una lunga serie di e-mail indirizzate a
un insolito interlocutore, Giulia Ambrosini, il giudice incaricato della sua
cattura.
Attraverso queste lettere Luca rivela la sua storia, scandisce il ritmo dell’indagine
e la arricchisce di inaspettate deviazioni, rimettendo al giudizio di Giulia
l’invisibile rete di potere fondata sull’inafferrabilità dei sistemi bancari
informatici e la spregiudicatezza della finanza on line. È da questo meccanismo che
Luca si è lasciato stritolare, cadendo nella trappola di speculatori rapaci e senza
scrupoli.
La promessa di un contratto da capogiro, l’iniziazione alla bella vita e ai suoi
status symbol: esche fin troppo appetibili per un trentenne figlio della Torino
operaia. Ma il mondo del potere è un territorio chiuso e Luca si ritrova a essere una
pedina senza valore. Quando la trappola scatterà, l’istinto della vendetta non potrà
che avere la meglio, costringendolo a rinunciare agli affetti, alla speranza, perfino
al proprio nome.
Dalle periferie francesi ai quartieri a luci rosse di Amsterdam, un percorso
devastante che Luca racconta nelle sue lettere, mentre i retroscena del suo crimine
rivelano una storia inaspettata, in cui il confine fra vittime e carnefici sfuma in un
drammatico ribaltamento.
Il Premio letterario Chianti
Alla selezione finale della diciannovesima edizione hanno preso parte anche Cristina
Acidini con "La lupa e il leone" Le Lettere (2004); Carla Cerati con "L'intruso"
Marsilio Editore (2004); Shulim Vogelmann con "Mentre la città bruciava" Giuntina
(2004); Bijan Zarmandili con "La grande casa di Monirrieh" Feltrinelli (2004).
I libri sono stati scelti dalla giuria tecnica presieduta da Giorgio Luti, che nei
giorni scorsi ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Greve in Chianti, e sono poi
passati al vaglio dei lettori. I finalisti sono stati valutati da una giuria di
duecento cittadini appassionati di lettura che, per alcune settimane, hanno letto i
libri e soprattutto hanno incontrato gli autori in modo che il giudizio finale fosse
non soltanto quello legato alle parole scritte, ma anche all’impressione che gli
autori riescono a trasmettere, al loro carattere, al loro modo di essere uomini prima
ancora che letterati.
La storia del Premio
Il Premio Letterario Chianti nacque da un’idea dello scrittore Paolo Codazzi,
direttore della rivista culturale “Stazione di Posta”, che continua a organizzare le
varie edizioni del premio, e fu fondato nel 1987 mediante la collaborazione tra
l’amministrazione comunale di Greve in Chianti (con l’allora sindaco Alberto Bencistà
e con Fabio Baldi, vicesindaco e assessore alla Cultura) e la rivista culturale
Stazione di Posta.
Quest'anno ai Comuni “storici” di Greve in Chianti, San Casciano Val di Pesa e Radda
in Chianti si sono aggiunti Tavarnelle Val di Pesa, Barberino Val d’Elsa e
Impruneta.
Le prime edizioni alternavano annualmente Poesia e Narrativa, poi dall’edizione del
1992 il Premio si è riferito esclusivamente alla Narrativa. Nelle edizioni 2001\2002
si è aggiunta una sezione di Opera Prima e nel 2002\2003 è stato dedicato
esclusivamente all’Opera Prima.
Una connotazione peculiare del Premio fin dalla prima edizione è stata la centralità
di una Giuria di Lettori, che, ampliandosi di anno in anno fino agli attuali oltre
centocinquanta partecipanti, determina il vincitore del Premio tra una cinquina di
finalisti selezionati da una Giuria Tecnica presieduta da Giorgio Luti e della quale
Paolo Codazzi è membro stabile.
Andrea
Ciappi
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